Completata la tela siracusana, Caravaggio a Messina riceve l’incarico di dipingere una tela per l’altare maggiore della chiesetta del convento di Santa Maria la Concezione dei frati Cappuccini. Ulteriore opera a committenza francescana.
Fra’ Bonaventura Secusio potrebbe averlo fatto alloggiare in questo convento. Oppure come appare più possibile in quello meno periferico di Santa Maria di Gesù dei frati Minori Osservanti dove si trovava un quadro che Placido Samperi (1644) chiama Madonna del Parto, come chiamerà anche la tela di Caravaggio dipinta per i Cappuccini.
Tra tutti i frati Minori francescani, quelli del convento di Santa Maria di Gesù di Messina vivevano certamente una delle più belle stagioni della loro storia ed avevano di che essere orgogliosi per i due Siciliani che nel loro Ordine occupavano i più alti vertici delle gerarchie del clero ordinario e secolare: il calatino fra’ Bonaventura Secusio che guidava l’arcidiocesi della loro città, la più grande dell’Isola, estesa un terzo del regno, e il loro concittadino fra’ Arcangelo Gualtieri che, tre anni prima, in Spagna, era stato eletto Ministro Generale ed aveva prescritto l’applicazione delle Calatayeronenses per tutti i confratelli sparsi per il mondo.
Francesco Susinno (1763) racconta che in visita nella grande chiesa di quel convento, pur essendovi numerose opere tra le quali qualcuna di Antonio Catalano, Caravaggio si sarebbe soffermato ad ammirare soltanto una tela dal sapore raffaellesco che raffigurava la Madonna tra sant’Antonio di Padova e santa Caterina d’Alessandria, dipinta da Filippo Paladini, davanti alla quale avrebbe esclamato: “Or questo è quadro e l’altre son carte da giuoco”.
Dopo la Madonna del Parto, pagata l’ingente somma di mille scudi e che suscita un grandissimo interesse da parte di alcuni nobili i quali tenteranno di appropriarsene, Caravaggio dipinge per quei Cappuccini anche un San Gerolamo a mezza figura con la penna in atto di scrivere, opera che i frati di quel convento mostravano con orgoglio agli ammiratori della loro maggiore tela. Poi, utilizzando la stessa modella della Madonna del Parto dipingerà un’Annunciazione commissionata dal duca di Lorena e un San Francesco con la novità iconografica del teschio oggetto di meditazione.
Per la cappella della famiglia Lazzari nella chiesa dei padri Crociferi intitolata ai Santi Pietro e Paolo, detta dei Pisani, Caravaggio dipinge una Resurrezione di Lazzaro utilizzando gli ampi locali dell’Ospedale Grande che sorgeva fuori porta della Giudecca, ma dentro le mura cinquecentesche della città. L’ospedale dove i padri Crociferi svolgevano il loro ministero, era governato da tredici nobili, eletti dall’omonima confraternita formata nel 1542, tra i quali di diritto era annoverato fra’ Bonaventura Secusio.
Il 9 giugno 2009 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Pisani avviene la consegna della Resurrezione di Lazzaro, ma tra quelli inclusi nel relativo verbale non troviamo il nome di Caravaggio.
Ottenuto il tanto desiderato trasferimento, il 5 luglio fra’ Bonaventura Secusio lascia Messina e si insedia nella diocesi di Catania. Probabilmente alla definitiva assenza del suo protettore si debbono attribuire soggetti dipinti ed episodi vissuti che determinano una grande angoscia nell’animo di Caravaggio.
Potrebbero appartenere a questo periodo un San Girolamo in meditazione sulla morte che sarà definito di “maniera secca” e, ancor più significativamente, un autoritratto dentro il saio di un San Francesco penitente. A Nicolò di Giacomo committente di quattro tele con altrettante storie della Passione di Gesù Caravaggio avrebbe consegnato il primo quadro: una Salita al Calvario giudicata una bellissima opera costata quarantasei onze. Nell’annotare che Caravaggio si era impegnato a consegnare gli altri tre quadri entro il mese di agosto, Nicolò di Giacomo non poteva evitare di definirlo “pittore che ha il cervello stravolto”.
Verso la fine del suo soggiorno messinese Caravaggio ci viene descritto come uno scialacquatore del denaro guadagnato, sempre irascibile, pronto a litigare e a gettarsi a capofitto nelle bravate. Intanto il 5 agosto si celebrava la festa della Madonna del Piliere: un’immagine rinvenuta durante i lavori di rifacimento di un pezzo delle mura accanto al Palazzo Reale. Sembra si possa riferire all’epoca di questi festeggiamenti un ulteriore episodio che ci viene riferito da Francesco Susinno.
Entrato in chiesa, probabilmente per ammirare quella Madonna, ad un gentiluomo che lo aveva accompagnato e che gli porgeva le estremità della destra inumidite dal contenuto dell’acquasantiera, Caravaggio avrebbe chiesto l’utilità dell’acqua benedetta, ricevendo in risposta che serve per cancellare i peccati veniali. Verso la fine del suo soggiorno messinese Caravaggio ci viene descritto come uno scialacquatore del denaro guadagnato, sempre irascibile, pronto a litigare e a gettarsi a capofitto nelle bravate. Intanto il 5 agosto si celebrava la festa della Madonna del Piliere: un’immagine rinvenuta durante i lavori di rifacimento di un pezzo delle mura accanto al Palazzo Reale. Sembra si possa riferire all’epoca di questi festeggiamenti un ulteriore episodio che ci viene riferito da Francesco Susinno.
Entrato in chiesa, probabilmente per ammirare quella Madonna, ad un gentiluomo che lo aveva accompagnato e che gli porgeva le estremità della destra inumidite dal contenuto dell’acquasantiera, Caravaggio avrebbe chiesto l’utilità dell’acqua benedetta, ricevendo in risposta che serve per cancellare i peccati veniali.